A soli due mesi dalla conclusione della fortunata mostra tenuta al Maschio Angioino di Napoli, inaugura il 13 settembre prossimo a Roma, presso il Refettorio Quattrocentesco di Palazzo Venezia, la prima grande rassegna tematica di Mario Ferrante nella Capitale. L’esposizione consta di un ciclo di 36 opere, tutte correlate ai luoghi di ritrovo della città – autentici agorà del XXI secolo – che fanno da quinta scenografica agli incontri del popolo della notte, giovani e meno giovani alle prese con il disagio della contemporaneità. La fragilità psicologica della bit generation – omofonia che drasticamente sdogana la dimensione telematica rispetto a quella beat, degli Anni ’60, insospettabilmente contigua a internet – è certo un argomento di grande attualità che induce e promuove riflessioni: la perdita dei valori e dei punti di riferimento, una società eccessivamente rigida e inerziale, la vacuità del presente (come suggerisce, appunto, il titolo della rassegna) e l’assenza di progettualità per il futuro – inevitabilmente remoto – segnano pesantemente questo scorcio di nuovo millennio, non a caso definito “secondo decadentismo”. Provocazione, impegno e consapevolezza nei lavori di Ferrante, ma anche un ritratto degli spazi metropolitani attraverso la movida, il vivere leggero e le recenti polemiche correlate alla fruibilità del centro storico e alla preservazione dei beni culturali da atti di vandalismo e teppismo; un’inedita radiografia dei luoghi più suggestivi dell’urbe captati dalla digitale dell’artista, vere istantanee ad artem. Sono gli arancioni ed i cinabri di una tavolozza a lungo meditata a svelarci le trame della second life – notturna e sul filo del web – della Capitale, attraverso una sottile linea rossa che lega idealmente Trastevere a Testaccio, l’ombra austera di Giordano Bruno in Campo de’ Fiori a Ponte Milvio e agli altri forum modaioli cinti dal fiume biondo.
Diversi gli Enti coinvolti nell’iniziativa: la Soprintendenza Speciale al Polo Museale Romano, in primis, che offre all’artista la straordinaria ribalta di uno dei luoghi più suggestivi della Capitale; il Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Guardia di Finanza, che nel corso del 2005 ha recuperato dall’indotto clandestino un nucleo di opere (alcune delle quali presenti in mostra) sottratte dall’atelier di Ferrante; l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. La manifestazione sarà inoltre curata nell’organizzazione dalla galleria d’arte contemporanea Edarcom Europa di Roma, attiva da anni nella promozione del lavoro del Maestro Mario Ferrante.